"Il tema delle servitù militari non è una somma di episodi locali, ma riguarda tutti i sardi, anche i cittadini che stanno fuori dai confini dei comuni che ospitato le basi". Renato Soru ha replicato così al sottosegretario della Difesa che in una dichiarazione ha legato il fallimento dell’incontro di oggi a Roma in materia di servitù militari al rifiuto del presidente della Regione di coinvolgere le amministrazioni locali nel confronto con il governo.

"Sentite cosa hanno da dire i sindaci di Siliqua e quello della Maddalena. Quali sono i pericoli reali per la salute delle persone, e per lo stato dell’ambiente, che si nascondono nei depositi di munizioni? Non lo sanno loro e non lo sappiamo noi", ha continuato Soru. "E tuttavia questa questione non è una somma di episodi locali da affrontare con i sindaci uno per uno. Io li rappresento tutti. E il tema riguarda tutta la Regione, e tutti i cittadini sardi, anche coloro che non abitano nei comuni che ospitano basi militari o aree usate per le esercitazioni".

Riferendosi alla richiesta di Cicu di fare ritirare dai rappresentanti del consiglio regionale i no alle esercitazioni in Sardegna, il presidente della Regione: "Gli ho detto che non solo non posso farlo ma che in ogni caso non lo farei, di dire ai rappresentanti del consiglio regionale nel comitato paritetico per le servitù militari, di autorizzare altre esercitazioni, di rivedere il loro no ai piani dell’esercito che prevedono l'uso di armamenti e di munizioni dei quali non si conosce la pericolosità. Non sono solo io – ha continuato Soru – è anche il rappresentante di un ministero che chiede da tempo e continua a ribadire in ogni riunione del Comitato, senza avere risposte, che è necessario che i militari dicano che armi usano in ogni situazione, che sostante sono contenute nei depositi, con che sicurezza per i cittadini e per l’ambiente. Si può rinunciare ad avere queste informazioni?".