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L'informazione in Sardegna fra Internet e un canale Rai

Il ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, a Cagliari per un dibattito sul digitale terrestre organizzato dall'Associazione stampa sarda. Il presidente della Regione: "Tutti i nostri sforzi per l'Adsl in tutti i paesi della Sardegna". La proposta di una convenzione della Regione con la Rai per un canale sardo che garantisca il diritto d'accesso, uno spazio per le istituzioni pubbliche e una programmazione autonoma.
CAGLIARI, 24 LUGLIO 2007 - "La Sardegna deve avere una propria Rai regionale per assicurare il diritto di accesso e l'imparzialità nell'informazione. Per questo auspico un contratto di servizio pubblico fra la Rai e la Regione Sardegna e la possibilità che la Regione disponga di un proprio canale, che non sia in mano ai politici ma certamente non in mano agli editori, e che non sia in conflitto con le emittenti locali". L'ha detto a Cagliari il presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, nel suo intervento al convegno sul digitale terrestre "Giornalisti nell'era digitale; prospettive e contenuti, quattro mesi dopo", organizzato dall'Associazione della stampa sarda a Palazzo Regio. Quanto alle modalità di gestione del "canale regionale", il capo dell'esecutivo ha prospettato l'adozione del modello della fondazione composta da una cinquantina di persone che possano garantire tutti.

Nel suo intervento, Soru ha ribadito i dubbi sull'effettiva interattività garantita dal digitale terrestre, spiegando che la priorità per la Regione è garantire la banda larga in tutti i paesi della Sardegna entro il 2008: "A distanza di tre anni mi sono reso conto che l'interattività del digitale terrestre non esiste. La televisione è broadcasting e broadcasting muore. Una cosa è internet, un'altra la televisione. In questo convegno ci si è chiesti più volte perchè la Regione non investa nel digitale: perchè è un nostro profondo convincimento. Posso assicurare che ogni piccolo paese della Sardegna avrà la banda larga entro il 2008".

Soru ha riferito di aver ricevuto molte lettere e telefonate da cittadini e sindaci che reclamavano la banda larga, ma nessuna che segnalasse problemi nella ricezione del digitale, sottolineando che "il livello di interesse è decisamente diverso". Non sono mancati accenni polemici al suo personale rapporto con gli editori sardi: "Abbiamo ottimi quotidiani e ottime tv, ma spesso per il presidente della Regione non c'è stato spazio. Anche la Rai non ha trovato il modo di dedicare un quarto d'ora per intervistare il presidente della Regione. Da tre anni ho chiesto, anche per iscritto, di essere intervistato da Videolina e questo non è mai avvenuto. Lo stesso vale per quanto riguarda un importante quotidiano. La possibilità di avere accesso alle case dei sardi è importante e lo dico per chi verrà dopo di me".

Per il presidente della Regione, il "ruolo del digitale deve essere quello di rafforzare il pluralismo o di assecondarlo laddove non esiste. Le frequenze vanno liberate a favore della Regione, dello Stato e del sistema pubblico per poter trasmettere gratuitamente le informazioni". Infine, Soru ha chiarito che la "Regione non crede nel consorzio (il Consorzio Sardegna digitale costituito nel dicembre del 2005 con decreto del ministro delle Telecomunicazioni per la realizzazione di servizi interattivi, ndr) e non vi investirà neanche un euro perchè vuole investire nelle piattaforme open sources che garantiscono totale trasparenza nella transizione fra una piattaforma e l'altra".


"Non abbiamo deciso noi la trasformazione della tv analogica in tv digitale, né lo ha deciso il precedente Governo e tantomeno l'Unione europea. È l'evoluzione della tv che va verso il digitale". Così il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha aperto il suo intervento a conclusione del convegno. Gentiloni ha ricordato che la transizione dall'analogico al digitale si sta rivelando più semplice in quei Paesi, e non è il caso dell'Italia, che hanno conosciuto una larga diffusione della tv via cavo.

Il ministro, che ha parlato subito dopo il presidente della Regione, ha invitato a non considerare banda larga e digitale terrestre come argomenti in competizione fra loro: "Penso che considerare il digitale terrestre e la banda larga come competitori sia improponibile. È tempo che la banda larga venga considerata come un obiettivo generale non elitario e il suo accesso dev'essere garantito come diritto universale, alla stregua dell'acqua e dell'elettricità. Tuttavia, è inevitabile considerare che la tv del futuro è la tv digitale".

Per il presidente della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi, "la sperimentazione del digitale terrestre in Sardegna resta, al momento, un'operazione prevalentemente tecnologica e commerciale. Le opportunità del digitale vanno colte per arricchire di contenuti le programmazione. I privati", ha aggiunto Siddi, "stanno facendo la loro parte, ma ci aspettiamo molto di più dalla Rai, soprattutto sotto l'aspetto dei contenuti informativi. La Rai ha una grande opportunità di mettersi al passo con programmazione locale ma di valenza nazionale e internazionale. Oggi c'è lo spazio per immettere i programmi sulla lingua che prima non c'era".

"La televisione", ha osservato il presidente dell'Fnsi, "può diventare uno strumento importante ma sotto questo punto di vista tutto è ancora da fare". Sulla stessa linea di Siddi, anche il presidente dell'Assostampa sarda Francesco Birocchi: "L'unica cosa che a noi interessa e che ancora non ci sono i contenuti. Il digitale offre un'opportunità principalmente per le Regioni periferiche i cui spazi informativi spesso sono relegati a orari impossibili".

La necessità di maggiori incentivi statali per assicurare la completa transizione dall'analogico al digitale è stata, invece, sottolineata da Carlo Ignazio Fantola, vice presidente del gruppo Unione Editoriale e coordinatore del Comitato nazionale italiano del digitale (Cnid). (AGI)


- La trascrizione integrale dell'intervento del presidente Soru