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La Spisa: "Finanziaria tiene conto dei vincoli imposti dall'Europa. Noi facciamo il nostro dovere"

12.11.11 - comunicati stampa - anno 2011
"Il problema di fronte a cui ci troviamo è che la Sardegna, come l'Italia, ha smesso di crescere. Dopo anni di costante incremento del PIL, e quindi sia del Reddito distribuito sia del gettito fiscale che alimentava le entrate e la spesa pubblica, ci troviamo a fronteggiare la crisi del sistema delle imprese e del mercato del lavoro, con una ridotta possibilità di utilizzare le risorse pubbliche come fattore di riequilibrio, come sostegno allo sviluppo.

Facciamo fatica a riconoscere che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Ed ora paghiamo le conseguenze di un sistema basato sul debito. Nel 2008 è esploso il mercato finanziario privato. Nel 2011 rischia di esplodere il sistema finanziario pubblico, in Europa e soprattutto in Italia, a causa di un livello di indebitamento altissimo (il terzo nel mondo industrializzato). Tutti abbiamo una parte di responsabilità per quanto e' accaduto. Accusare solo una parte e' segno di miopia e di scarsa onestà". E' quanto affermato dal vice presidente della Regione e assessore della Programmazione Giorgio La Spisa, replicando alle polemiche sulla manovra 2012.

"La manovra finanziaria regionale tiene conto dei vincoli imposti non dal Governo Italiano, ma dall'Europa. Quella stessa Europa che ha costretto Berlusconi alle dimissioni e che sta dettando perfino i nomi e i cognomi del prossimo Governo - prosegue La Spisa - possiamo spendere circa 400 milioni in meno rispetto all'anno scorso, pur avendo una situazione economica e sociale sempre in peggioramento. Che significato ha, quindi, accusare la Regione di aver predisposto una manovra inadeguata? Se i capi del sindacato hanno letto la proposta attentamente, e sono certo che l'hanno fatto, perché non sottolineano il fatto che non stiamo tagliando le spese per il piano straordinario del lavoro, quelle per l'istruzione, la ricerca, le infrastrutture? Perché si omette di riconoscere che stiamo salvando l'università sarda dalla decadenza decretata con la recente riforma? Perché si continua a dire che abbandoniamo la ricerca, se invece siamo la regione che investe di più' in questa direzione? Perché si dimentica che stiamo facendoci carico degli oneri della continuità territoriale? Perché si sottovalutano gli effetti positivi dell'intervento sul trasporto marittimo? Perché si ignora che sulla metanizzazione stiamo accantonando le risorse necessarie per la nostra partecipazione al progetto del metanodotto? Perché non si ricordano gli interventi avviati nelle aree di crisi di Tossilo, Porto Torrese, La Maddalena, Sulcis, Oristano?

"A chi serve una polemica caratterizzata da noiosi slogan e incredibili vuoti di memoria? conclude il vice presidente della Regione - esiste all'orizzonte una classe politica migliore di quella che governa oggi? Esiste una classe imprenditoriale o sindacale pronta a sostituirsi ai politici di oggi?

Se c'é, si proponga con coraggio e si faccia valutare dagli elettori sardi. Noi nel frattempo cerchiamo umilmente e tenacemente di fare il nostro dovere giorno per giorno".