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«Fate i controlli anche sulle Dop»


SASSARI. L’inchiesta sull’agnello di Sardegna Igp procede e scava per approfondire, per gli anni che vanno dal 2005 al 2010, l’attività dell’organismo di controllo incaricato a verificare che, effettivamente, gli agnelli con tanto di fascetta di certificaione fossero nati nell’isola da pecore sarde e allevati in Sardegna secondo le norme contenute nella norna che ha istituito la denominazione di tutela «Indicazione geografica protetta», Igp.
L’Organismo di Controllo, Ocpa, oltre che di agnelli di Sardegna Igp, aveva anche l’incarico di controllare gli altri prodotti sardi che godono di una denominazione di tutela: il Pecorino Romano, il Pecorino sardo e il Fiore sardo. Fino al 2009 la sede dell’Ocpa era presso Agris a Bonassai (comune di Olmedo). Dal 2009 in poi, però, l’organismo di controllo ha cambiato sede e si è trasferito al Consorzio Latte, nella zona industriale di Macomer. Da qualche tempo l’Ocpa non esiste più e i controlli sull’agnello sardo Igp, il Fiore Sardo, il carciofo Dop e lo zafferano sono affidati a Laore. E’ anche opportuno ricordare che la normativa che regolava l’attività dell’organismo di controllo Ocpa nel 2008 è cambiata (la vecchia norma, a esempio, fissava il peso massimo per gli agnelli da iscrivere alla certificazione Igp, ma non il peso minimo). Ma questo fatto, certo, non dovrebbe essere argomento del funzionamento dell’Ocpa per quanto riguarda l’inchiesta giudiziaria che dopo la Procura di Sassari si è spostata ora a Nuoro, sede del consorzio dell’Agnello di Sardegna Igp.
E proprio sulla necessità che gli organismi di controllo svolgano con precisione e regolarità la loro attività intervengono oggi le tre associazioni degli allevatori, Coldiretti, Cia e Confagricoltura: «Massimo rispetto per il lavoro della magistratura nella vicenda delle presunte anomalie nella certificazione dell’Agnello di Sardegna IGP (Indicazione Geografica Protetta) - scrivono in una nota congiunta i vertici regionali delle tre organizzazioni agricole - anzi siamo i primi a chiedere controlli seri ed intensificati per garantire i produttori onesti»
«I veri danneggiati di questa inchiesta - prosegue la nota - sono gli allevatori che hanno aderito al sistema di controllo con l’obiettivo di certificare e vedere valorizzata commercialmente la propria produzione con una ricaduta che di fatto non si è realizzata; allevatori che spesso sono vittima di sistemi non sempre trasparenti».
Le DOP (denominazione di origine protetta) e le IGP rappresentano il principale strumento comunitario per identificare e distinguere le produzioni legate ai territori e tutelarle dalle imitazioni.
«Ma se il sistema dei controlli e della vigilanza non funziona - prosegue la nota di Coldiretti, Cia e Confagricoltura- c’è il rischio e che prenda il sopravvento l’agripirateria. Le tre associazioni si chiedono anche se «sia il caso di verificare il sistema di controlli e certificazione utilizzato per la produzione delle DOP Pecorino Romano e Pecorino Sardo e quali siano le correlazioni tra l’Organismo di Controllo OCPA, che dovrebbe essere soggetto terzo, e i relativi Consorzi di Tutela, i quali dovrebbero comunque svolgere anche il ruolo di vigilanza».
Ma se le organizzazioni invocano, a ragione, maggiori controlli sulle filiere produttive, chi davvero vuole boicottare la valorizzazione dei prodotti sardi? «Sono quelle persone- diceva ieri un allevatore- che hanno interesse a confrontarsi con una situazione di mercato in cui la contrattazione non avviene con gruppi organizzati ma con singoli disorganizzati. E per raggiungere questo scopo tutti i mezzi sono buoni, dall’importazione di prodotti agropiratati dall’estero all’organismo di controllo che non funziona»

Ultimo aggiornamento: 22.03.12

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