Ogni allarmismo sulla questione siccità in Sardegna è giustificato. Nei bacini artificiali dell'Isola mancano 400 milioni di metri cubi di acqua rispetto all'anno scorso: a causa della scarsità di pioggia, le riserve idriche al 31 dicembre son pari a 1.103 milioni di metri cubi, ovvero il 56,3% della capacità complessiva autorizzata. Dati preoccupanti, divulgati ieri alla riunione dell'Autorità di bacino convocata dall'assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, durante la quale, si è parlato di razionamento dell'acqua prima nelle campagne e poi nelle case, ma anche di un aumento di costi per il gestore Abbanoa in termini di sistemi di potabilizzazione e di spese per l'energia elettrica legate al pompaggio di acqua tra diversi bacini.
La situazione in nord-Sardegna è critica, nel centrosud le cose vanno un po' meglio, ma dipende da quanta acqua cadrà nei prossimi mesi. Dove si sta peggio? Nella piana tra Chilivani e Ozieri. Qua si rischia di non poter più irrigare i campi. Altre situazioni critiche nel sistema della Nurra, Temo-Cuga, nel Liscia, in Gallura, e nel sistema di Posada e del Cedrino (si tratta di invasi di piccole dimensioni che da febbraio a maggio si sono spesso ripresi per merito delle piogge).
Il direttore del distretto idrografico Roberto Silvano ha fatto notare che «il 2014 è stato molto scarso di precipitazioni, con 500 millimetri di pioggia e un deficit di 250 millimetri rispetto alla media». Ora «bisogna lavorare per limitare i razionamenti, utilizzando risorse marginali o provenienti da sistemi più lontani, oppure acqua di qualità non eccezionale». Da qui l'aumento previsto dei costi. «La Regione ha ufficializzato una situazione di emergenza - ha aggiunto Maninchedda - ora seguiranno tavoli bilaterali per l'utilizzo delle risorse anche attraverso il riutilizzo dei reflui o interventi di interconnessioni».
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